giovedì 16 ottobre 2008

Orange Pekoe


Sono in terrazza.

Ho voglia di te, e bevo thè.

(Orange Pekoe)

Credo di aver fatto seccare il timo

con la mia mistura ricostituente

di brodo e acqua ferrosa di spinaci.

Speriamo si ripigli.

Vorrei conoscesse ancora giorni floridi.

Il timo,

pianta significativa,

forte,

laboratorio chimico di principi attivi potenti e prodigiosi,

annientata così

da una innocua pozione

fatta con amore....

Mi spiace timuccio!

Proverò a non usarti + come mia cavia.


(anche se ora devo trovare una pozione per farti riavere).




Ho dormito troppe ore oggi pome.

Ho male agli occhi e sono rinco.

E' inutile cercare di recuperare così

le ore di sonno notturno perse.

Non è la stessa cosa.

(xò fattore positivo = sogno erotico assicurato).

Deduco che i miei ormoni amino incontrarsi nelle ore pomeridiane.



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Solo ora mi rendo conto

che nulla è più possibile fra noi.

Sarebbe stato bello,

se solo avessi capito

come sono veramente,

anzichè fermarti all'apparenza.

Se solo avessi scavato,

se solo ti fossi chiesto il perchè,

anzichè adottare un'immagine già vista.



Ero una bambina,

tu ti credevi un uomo,

dotato di infallibile capacità di giudizio.


Peccato

fosse tutto il contrario.

La superficialità si paga.

E cara.


Eri perfetto,

io perfetta,

eravamo perfetti,

il modo, l'atmosfera,

l'istante

erano perfetti.

Lo sai.

Troppa perfezione per essere vero.


Non ci hai creduto.


Hai messo la sbarra,

la stessa che

con l'entusiasmo e l'agilità

di uno scimmiotto,

una notte piena di stelle

avevi oltrepassato,

chiusa.



Mi pesa.

Il nodo non sciolto,

le parole fraintese,

l'essenza non colta.



Sarà per un'altra vita.



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Scendo nel sottopassaggio con capelli sciolti,

ne esco con trecce.

Metamorfosi sotterranea.




Adoro i miei zoccoli olandesi

di legno solido

caldo

scuro
duro
rumoroso,

vivacemente ricamati.

Mi danno un'aria da me.



Spero di vincere al superenalotto stasera.

E partire per un viaggio senza confini

alla ricerca del
Porceddu dal ricciolo Dorato.

Sò che in qualche dove

esiste.


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Tiro sù l'àncora.

Pesante,

incrostata di coralli luccicanti infuocati dal tramonto
e sabbia argentea.

Ne ho percorsa di strada,

pur avendola volutamente dimenticata lì

conficcata in quel fondo di mare,

abbracciato a quella baia.

Aveva una fune lunghissima....

Ora

voglio andare oltre quella distanza

per tanto tempo prestabilita.






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