mercoledì 25 maggio 2011

Montanaro.


Per me sei come...
l'aria pura di montagna.
E non voglio ne comprarti
ne venderti.
Ma solo respirarti un pò.

In alto, sulle vette
rimarrai sempre sopra il tuo dolore,
(oramai precipitato a fondo, nella vallata.)
Allora piantala di guardare in basso.
Ma mira all'immenso che c'è lassu'.
(posizione privilegiata)

martedì 24 maggio 2011

VOLAAA! MIO MINI PONY!


-20 MAY -

Seduta sulla tazza chiusa del cesso,
aihmè non imbottita,
coi piedi sollevati dal secchio del mocio,
fumo.
Fumo
sfidando il povero saturo inefficiente paleolitico
aspiratore,
(il solo al mondo che aspira l'unica aria respirabile.)
Fumo
affumicandomi.
E faccio ciò che è piu' consono fare in questo luogo.
RIFLETTO.



Nonostante fuori sia aria pura,
vuoi rimanere nel recinto, ancora.
Quel recinto che t'ha visto felice, e piangente.
Quel recinto confortevole, ma doloroso.
Quel recinto colmo di fiori ma ornato di spine.

Come un morboso stalliere
ti spingo fuori.
Con calci e brutte parole
che escono da carne morbida, delicata, premurosa.
Amorevoli insulti
ti allontanano da qui,
col pianto annodato alla fluente criniera
ed interrogativa tristezza nei grandi occhi.

Corri.
Poi ti fermi e mi osservi, da là.
La libertà pare nulla,
senza chi ti ha domato.

Mi rigiro
e bagno la mia ombra
di amaro affetto.

Mi aggrappo all'aria
vuota di dolore
per bloccare
l'illusorio conforto di un passo indietro.

Sono gelosa del mio cavallo piu' bello.
Era con me che doveva essere felice.
Ma con questa gamba rotta
non posso condurlo dove lui vuole.
una gamba sana e marcia
una gamba che a volte non sostiene
da curare, o amputare.
Ma nessuna attesa per te.
Per te che hai il verde nel cuore
la vita nelle gambe
i sogni nella testa.
vai, torna a correre,
anzi, a volare.
Addio,
Mio Mini Pony.
VOLA.








venerdì 20 maggio 2011

bassura


h 22 e qualcosa

Seduta su uno scomodo sgabello
color cielo di carta
con amato sottofondo del mio Phil,
osservo il mio coniglio

che disbosca brutta vegetazione altrui.

Con gli occhi posteriori
(quelli che vedono dietro, anche attraverso i muri)
ascoltando il vento del caco,
guardo il mucchio delle mie cose,
sorseggiando Heineken.

(la mia penna è la piu' bella ma è rotta!)


Rimango immobile dentro,

come se la cosa non mi toccasse.

Cos'ho riportato a casa con me?
Solo le mie cianfrusaglie?
La mia libertà?
La mia indipendenza?
Me stessa?
La mia paura?

Cosa rappresenta
quel cumulo di sacchi del pattume
da cui spuntano racchette per palleggiare zanzare
e reggiseni taglia media, ma fatta bene?
Una succursale romagnola della mia amata Napoli in versione home interior?
O me?

Le osservo,
silenti, colorate, vissute,
ognuna con un qualcosa di lontano da raccontare.

Mi conoscono.
Conoscono il mio tocco ed il mio sorriso.
Sono tanti pezzettini esterni di me.
Sanno di appartenermi.

Potrebbero parlare ore di me
ed io vorrei proprio ascoltarle.

Le osservo con freddo distacco
e quasi le disconosco.

Credo di doverle toccare per rifarle mie.

Siamo state separate troppo a lungo.


Le voglio ammucchiare tutte
e buttarmici sopra a tuffo,
abbracciandole.

A vedere se mi ricompongo.
A vedere se mi ritrovo.
A vedere se mi ripiglio.

A dir il vero,
a stare qui
insolitamente ferma,
sotto l'ombra serale del saggio glicine,
solo con la mia penna argento incastonata arcobaleno,

già mi sento.

Correre troppo mi fa rimanere decisamente indietro.

Biagio continua gli scavi di Pompei,
io invece da stasera dovrò confrontarmi coi miei piedi.
Nudi.
Da ora scalzi.

Quei piedi
cicciotti e smaltati,
pigri e scattanti,
capaci di lunghi letarghi e grandi balzi,
a quest'ora gonfi.

*******

In veste di appiedata sorvegliante di un coniglio vorace,
mi chiedo dove mi porteranno.......

E mi ri-riprometto

solo ed esclusivamente
ovunque vogliano andare.