Il nostro tempo è finito.
Giunto a termine.
Chiuso a fatica dietro a un portone.
Immenso. Pesante.
Difficile da muovere.
Difficile da serrare.
Impossibile da sigillare.
Ci provo.
Ci riprovo.
Con tutte le mie forze.
Spingendo, e gridando.
Uno sforzo immenso
che supera le mie energie.
Che mi fa sgorgare lacrime.
Grosse. Piene. Lucide.
Brillanti.
Portano fuori da me, un pò di te.
Sbircio dall'ultima fessura.
Quella Luce.
Mi volto e faccio un passo.
Poi torno a sbirciare.
Cosa crederò mai di scorgere?
Conosco bene quello che c'è dietro.
Ma.
Temo.
Una volta andata,
dimenticherò?
Tutto svanirà?
Come quella piccola goccia d'acqua dolce
che dall'alto cade
nel burrascoso oceano
salato.
Spifferi di aria bussano alle mie spalle.
Mi chiamano.
Mi trattengono.
Aria tiepida. Dolce. Violenta.
Conosciuta.
Aria Amara. Amata. Dolorosa. Gioiosa.
Vitale. Viziata.
Quell'aria
ci riempiva da testa a piedi
e ci sollevava in alto
Laddove non saremmo mai potuti arrivare,
in altro modo.
Andro' per la mia strada.
LA MIA STRADA.
Quella che io scelgo.
Quella che io amo,
per me.
Lo so.
Tante porte, usci, finestre, portoni, cancelli,
vi si affacciano.
Ma.
Io non voglio entrare.
Voglio stare fuori, andare diritto
Voglio tirare
come quel vento tiepido che ti carezza quando meno te lo aspetti
Che fluttua gioioso
nello spazio libero e sereno.