venerdì 8 ottobre 2010

La maratoneta


Abbandono la strada.


Quella liscia


cementata


arida.


Quella sicura.




Prima la lascio con gli occhi.




Furtivamente.
Cercano altrove.


Sguardo ai lati,


vista di orizzonti




Poi

pochi passi


piccoli


impercettibili


incerti




Passi che poggiano su erba



vecchia e fresca


secca e verde


ispida e carezzevole.




Germogli


appena sbocciati e da sempre conosciuti.




Ritraggo il piede e lo rimprovero.


Non si fa.




Poi però


lo rimetto lì.


Ancora


ancora un poco.


Ancora per poco.




Lascio


per un istante


che assapori un passo
senza trascinarsi.


che senta il suolo sotto di se.


Seguire l'istinto

dimenticando le regole.




Buchi/sassi,


morbidezza

calore.

Vita.




Fermento.


Titubo.


Indugio.


Mi schiaffeggio ed immobilizzo.




Poi d'improvviso




Salto la staccionata e


Corro.






in mezzo a campi selvatici



corro.


con erbe che mi solleticano, spine che mi pungono

corro.



con candide nuvole trapuntate che lente mi seguono



corro.



con fiori che mi profumano la via



Corro.



con leggerezza di un volo saltellante



Corro.



con insistenti fili che mi legano le caviglie

Corro

incurante degli strappi


Corro.

come una sposa pizzicata dal riso


Corro .



col fiato del mondo dentro i polmoni


con piedi neri e liberi



Corro.


Corro,

con la voglia di chi ha corso senza muoversi


Corro.

Come se non avessi mai smesso di correre




Impossibile fermarmi



con in faccia la libertà.


Quella

che mi lucida l'anima.
**********
Faccio piroette virtuali,
e corro solo per prendere il treno.