sabato 27 dicembre 2008

False start


20 dicembre 2008 ore 19,00






Chiudo prima



di corsa,



per non dover correre



ma, per una volta ogni tanto,



fare le cose con calma!



e.......



bel momento....

eccolo

Il tanto ambito treno,



in quel lento movimento tendente all'accelerazione



chiamato partenza,



mi si materializza davanti.



Beneeee.



Ciaooo ciao trenino!



Grrrrrr!



Che palle!



Questa è una delle cose che possono farmi istantaneamente incazzare.



Ora mi tocca aspettare 20 min in quella sala d'attesa



farcita di gelo e squallore...



ma in fondo...non ero io che non volevo correre?



Bene, qualcuno mi ha ascoltata...


ed ora ho tutto il tempo di prendere il treno con calma...



mannaggia....






- successione di pensieri filo-patetici pre-natalizi-






Mi lamento troppo.



Per niente a volte.


Spesso.


Quasi sempre.



E credo sia un male comune.



Se solo ci guardassimo un attimo attorno....



C'è chi ha bisogno, realmente bisogno.



Un grande, immediato



urgente primario reale



bisogno.



Vorrei davvero fare qualcosa per aiutare chi è in questo stato.



I senzatetto, i poveri, i disperati...



Ma iooo, piccolo donnino senza palesi mezzi efficaci,



cosa mai posso fare?!?!



Come posso cambiare il mondo?!?!



Come?! Come?!


Comeeee cazzoooo?!



Continuo a chiedermelo....e a cercare una risposta.



Sono arrabbiata.



Certe cose accadono sotto gli occhi di tutti,



sotto gli occhi di tutti,


e?



Nessuno che muova ciglio.



Occhi freddi egoisti



indifferenti.



Cechi per ciò che non rientra nel loro minuscolo, soffocante, piatto recinto.



Messaggio audio per questi occhi:



VAFFANCULOOOOOOOOOOOO!






-pausa-


-calma-


ommmmmmmm






Quest'anno, questo Natale, in questo istante



vorrei che qualcosa di magico accadesse:



vorrei che ogni senzatetto avesse una casa.



Un letto pulito con coperte calde,



un cuscino soffice e delicatamente profumato di lavanda,



una tavola imbandita di cibo fumante,



una stufa a legna che scoppietta allegramente


su cui scaldarsi le mani,



una poltrona vellutata e comoda con uno scaldotto rosso



in cui abbandonare ogni amara resistenza,



buoni libri da leggere,



vino rosso genuino.


Un albero di Natale che si accende


ed ogni volta che luccica


ravviva quel seme di speranza che giace avvizzito,


una persona amica


con cui scambiare parole e sorrisi,


un bagno lindo con una vasca con acqua calda traboccante di schiuma


dove ripulire la propria dignità,


Un vecchio giradischi e buona musica


per far vibrare le proprie corde,

Babbucce di lana fatte a mano

per impedire al freddo di attecchire alla radice,


un presepe

per creare la magia,

qualche dono

con cui ritrovare l'antica curiosità,

biscotti fumanti e una torta farcita

per non dimenticare il gusto della dolcezza,

un taccuino ed una penna ad inchiostro

per dar forma ai propri pensieri.

Un posto,

dove poter ripulire la serenità di fango incrostata.

Questo vorrei questo Natale.

Questo è il mio desiderio.


Tutti a poco a poco si alzano e se ne vanno.

Prendono treni che li condurranno, seppur vicino o lontano,

nello stesso luogo, meta finale del loro percorso,

dei loro frettolosi, goffi, pesanti passi.

Tutto in loro è diverso, tranne quel luogo.

Quello in cui qualcuno li attende.


Lui rimane lì.

Sfoglia giornaletti pubblicitari, borbottando fra sè e sè di tanto in tanto.

Osservo i suoi piedi.

Calzettoni e ciabatte infradito.

Ha gli occhi bassi.

Non guarda, non vede, nessuno intorno a sè.

Nel suo mondo c'è solo lui.

Lui e la sua solitudine.

Freddo angolo di una squallida sala d'aspetto.

Luogo primario in cui si aspetta.

Infatti.

Lui è lì, ed attende....

....ma chi, cosa, ed ancora per quanto...?

forse solo che la vita torni a sè.


Non si vive del suo solo ricordo.